Siamo quello che non mangiamo

Cibi lavorati

Siamo quello che non mangiamo

Siamo quello che mangiamo – asseriva nell’Ottocento il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, sostenendo che un popolo potesse migliorare la propria condizione di salute attraverso l’alimentazione.

Slogan che poi è diventato siamo quello che ospitiamo, per ricordare che il cibo assunto è il nutrimento della flora intestinale, con un ruolo fondamentale per il sistema immunitario e neurologico.

E oggi si può decisamente aggiungere che siamo quello che non mangiamo.

Sì. Fondamentalmente siamo sani se non mangiamo cibi ultra-lavorati, derivati da processi industriali: cereali da colazione, snack salati e dolci, prodotti a base di carne ricostituiti, würstel, piatti surgelati preconfezionati, biscotti, bevande zuccherate, barrette energetiche..

Si tratta ormai di parte importante e crescente dell’approvvigionamento alimentare mondiale, che rappresenta il 50-60 % del contenuto energetico di una dieta media statunitense, canadese o britannica.

Così raccontano i numeri. Magri o grassi, con o senza altre patologie, il consumo di cibo trasformato correla con l’aumento delle malattie cronico degenerative, prima causa di morte nel mondo, indipendentemente da altri fattori di rischio.

Tradotto in numeri, 4 o più porzioni al giorno di alimenti ultra-processati sono associate a un incremento del rischio di mortalità prematura del 62%,  con un rischio che aumenta del 18% per ogni porzione aggiuntiva di cibo-trasformato. Aumento del rischio di sovrappeso e obesità del 39%, della sindrome metabolica del 79% e riduzione  del 102% del colesterolo HDL  –  che rimuove il colesterolo dalla periferia e lo veicola al fegato per la sua eliminazione.

E se pensiamo che il cibo lavorato, molto salato o molto dolce, possa tirarci su di morale…in realtà ci stiamo muovendo nella direzione opposta, data la relazione confermata tra cibi lavorati e aumento del rischio di depressione.

Numeri ben più alti dell’effetto protettivo fornito dal consumo degli alimenti sani, per cui le fibre, sinonimo di prevenzione in tutte le diete anti-ossidanti e di longevità, riducono la mortalità SOLO del 15-30%. Molto meno impattante del rischio aumentato dagli alimenti  processati.

Come a dire in sintesi, che NON consumare cibi lavorati, costituisce il più valido punto di partenza per essere sani.

Per cui se mangiare è uno dei quattro scopi della vita, cucinare il proprio cibo deve essere uno degli altri due.

Buona cura!