Siamo i nostri geni? Chiediamolo all’ape regina
Siamo i nostri geni? Eredi dei geni dei nostri genitori e dei loro genitori (Pdor figlio di Kmer, della tribù di Istar, colui che era, colui che è stato e colui che sempre sarà, che ha inseguito e ha sconfitto i demoni Sem, che ora vagano per il mondo domandandosi: ma nu, chi sem? cit Aldo Giovanni e Giacomo), quindi fortunati o sfortunati spettatori della nostra vita?
Se fino a qualche decennio fa la risposta era sì, oggi non è più così scontata e certa.
Partiamo dagli alveari allora.
Ape regina e ape operaia. Evidentemente differenti. La prima circa il doppio dell’altra. Con una vita decisamente più lunga. La regina vive in media 5 anni, le operaie tra i 30 e i 40 giorni in estate, 6 mesi massimo in inverno.
Diverso DNA? Assolutamente no. Il DNA è identico. Stessi geni.
Differente è invece la dieta durante lo sviluppo: la regina si nutre di pappa reale, le api operaie di nettare e miele. E proprio quell’insieme di proteine, zuccheri e acidi grassi di cui la pappa reale è composta riesce a modificare non il DNA, ma la sua espressione: un corpo più grande e una vita molto più lunga.
Immaginate di avere un codice genetico ABCDE. Il cibo può fare in modo che B ad esempio non sia espresso, cioè non sia tradotto in proteina e quindi resti silente. Senza poter agire. E se quel gene B è legato allo sviluppo di malattie, il fatto di non tradurlo rende il soggetto più sano.
Si parla di EPIGENETICA: dallo stesso DNA si possono sviluppare fenotipi diversi. Regina o operaia. Sano o malato.
E restringendo il focus su noi bipedi, sono ormai numerose le evidenze che indicano come l’epigenetica assolva un ruolo importante nello sviluppo delle malattie croniche.
Prendiamo l’Alzheimer. La presenza di una variante genica chiamata apoE4 aumenta il rischio di malattia, mentre la presenza di apoE2 agisce da fattore di protezione. Solo fortuna genetica? In parte sì, ma una dieta ipercalorica, ricca di grassi e zuccheri stimola una maggior produzione di apoE4, mentre i polifenoli di frutta, verdure, tè e cacao stimolano invece l’apoE2, il fattore protettivo. Di nuovo cibo che agisce sul DNA modificando la sua espressione. Che in pratica significa tradurre i geni in stimoli di malattia o in protezione, sempre dalla stessa malattia. Epigenetica.
Ed epigenetica ancora per spiegare come gli alimenti possano agire sullo sviluppo di alcuni tumori. Bassi livelli di folati – da frutta e verdura fresca – sono associati a una ridotta azione di silenziamento di parti del DNA che restano così troppo attive, con aumento del rischio per tumori del colonretto e del pancreas.
L’epigenetica quindi ci trasferisce dalla platea al palco, da spettatori ad attori.
I geni continuano ad essere i protagonisti, ma lo stile di vita diventa un incredibile ed originale co-protagonista.
Ape regina o ape operaia.
Buon fenotipo!
Photo courtesy of Gratisography