Quanta attività fisica durante il lockdown?
Nell’attuale pandemia da coronavirus, milioni di persone in tutto il mondo sono state confinate a casa, con un livello di attività fisica fortemente ridotto.
Cosa significa fermarsi per 1-2 mesi?
Lo racconta uno studio di pochi giorni fa, mirato a valutare l’impatto del confinamento domestico e della sedentarietà dovuto al COVID-19 sulla salute neuromuscolare, cardiovascolare e metabolica.
Il dato più evidente è la perdita di volume muscolare, che sembra ridursi dopo due soli giorni di inattività. Segue una riduzione della forza e, a livello più fine, della innervazione dei muscoli, con danni a livello delle giunzioni neuro-muscolari.
E se da due giorni di inattività si passa a quindici, anche la capacità aerobica ne risente, con perdite che risultano due volte maggiori negli over 60 anni rispetto agli individui più giovani e che – tanto per rassicurare – sono associate ad un aumento del tasso di mortalità.
E la riduzione – sempre per 15 giorni – da 3500 passi al giorno a 1500 passi, negli over 65, induce un piccolo ma comunque misurabile aumento della resistenza all’insulina e un rallentamento dei tassi di sintesi delle proteine muscolari.
Numeri su numeri, per ricordare il significato oggettivo, misurabile e reale che ha il movimento sul nostro benessere e per enfatizzare l’importanza di non interromperlo.
Ma quale è la dose minima di esercizio raccomandata per prevenire, o almeno attenuare, il deterioramento cardiovascolare e le conseguenze negative del lockdown sulla salute?
In condizioni normali, si raccomandano 150-300 minuti a settimana di attività fisica aerobica a intensità moderata e 2 sessioni a settimana di allenamento di forza. In lockdown, le indicazioni sono meno chiare. La soglia di 4500-6000 passi/giorno è indicata come minimo necessario per la salute del sistema circolatorio. Secondo alcuni autori, un approccio prudente sarebbe quello di raccomandare a tutti gli adulti 30 minuti di attività moderata quotidiana, e poi lasciare che le variazioni di peso corporeo indichino se tale quantità di attività sia adeguata oppure no. Ricordando che – quando possibile – tale attività va svolta all’aperto, esponendosi a una minima dose di sole quotidiano.
In attesa di indicazioni più specifiche, rimangono valide le linee guida americane del 2008: molto è meglio di poco, ma poco è meglio di nulla.
Per dettagli: Paoli, A.; Musumeci, G. Elite Athletes and COVID-19 Lockdown: Future Health Concerns for an Entire Sector. J. Funct. Morphol. Kinesiol. 2020, 5, 30; Narici MV et al. Impact of sedentarism due to the COVID-19 home confinement on neuromuscular, cardiovascular and metabolic health: Physiological and pathophysiological implications and recommendations for physical and nutritional countermeasures. European Journal of Sport Science. 2020