Possiamo diventare più furbi mangiando bene?
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l’imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile. Così sintetizzava Woody Allen.
Intelligenza che è legata alla plasticità cerebrale: più le aree del cervello che comunicano fra loro hanno connessioni flessibili, più il cervello riesce a elaborare e gestire velocemente le informazioni.
Si può quindi migliorare una mente non brillante?
Fino al 2000 la risposta sarebbe stata negativa. Da lì in poi, le possibilità si sono ampliate e fortunatamente alcune teorie hanno iniziato a vacillare. E così l’idea di un cervello immutabile, definito alla nascita e non modificabile dall’apprendimento, è stata soppiantata dalla scoperta della neuroplasticità, per cui mentre si fa esperienza di qualcosa, il cervello modifica costantemente la sua architettura, le sue connessioni sinaptiche, aumentando la sua complessità e funzionalità. Durante tutto il corso della vita.
E se da tempo è noto che la dieta sia la chiave per mantenere un buon livello di salute fisica, evidenze recenti (1) indicano che la nutrizione giochi un ruolo significativo anche nella funzione cognitiva.
Sia in fase di crescita, durante l’infanzia e l’adolescenza, quando un consumo di pesce di 2 volte/settimana si associa a benefici cognitivi che influenzeranno poi la competenza del cervello durante tutta la vita.
Sia in età adulta, in cui diversi studi hanno evidenziato un’associazione tra un eccessivo consumo di grassi e il deterioramento cognitivo, e patologie neurodegenerative come l’Alzheimer (2).
Sia negli anziani, in cui una dieta di elevata qualità con alta varietà di verdure è associata a un più basso rischio di declino cognitivo (3).
Il percorso verso l’intelligenza è arduo, e oltre al cibo sano, servono altre due costanti di vita, una per stimolare, una per consolidare. Per stimolare, serve il movimento che arriva a modificare la struttura e la funzione dell’ippocampo, con miglioramento della capacità di apprendimento e di memoria (4). E che permette anche di bloccare e invertire l’atrofia cerebrale tipica dell’invecchiamento.
E per consolidare, è necessario un sonno ristoratore. Serve agli sportivi, per l’apprendimento di nuove abilità, la memorizzazione dei gesti atletici e il consolidamento della memoria (5, 6). Serve ai meno sportivi, perché agisce da eccezionale momento di riparazione e rinnovamento cellulare.
Quindi alimenti sani, movimento costante e un buon sonno. Il banale segreto per l’intelligenza naturale.
(1) Nutritional medicine as mainstream in psychiatry, The Lancet, Psychiatry, March 2015, Pages 271-274.