Perché mangiamo le uova di cioccolato a Pasqua?
C’era una volta un uovo di struzzo, che divenne di gallina, d’oro, di platino e infine di cioccolato.
Così racconta la nostra storia, che fa risalire a 60.000 anni fa le più antiche uova utilizzate con valenza simbolica. Siamo a Diepkloof Rock Shelter, in Sudafrica, dove furono rinvenuti 270 frammenti di uova di struzzo, decorati con linee astratte intersecate in parallelo e in obliquo.
Nell’induismo l’uovo rappresenta l’anima del mondo, un nucleo universale galleggiante nell’oceano primordiale, avvolto dall’oscurità della non-esistenza. Quando l’uovo si schiude, la parte del guscio color argento genera la terra, la parte color oro diventa il cielo. E dall’uovo rotto nasce il sole.
E persiani, egiziani e greci si scambiavano uova per celebrare l’inizio della primavera, con riti per festeggiare la vita, la fertilità e la rinascita della natura.
I Romani dipingevano le uova di colore rosso e le seppellivano nei campi per propiziare la produttività e l’abbondanza del raccolto.
E sempre un uovo, di colore rosso, si vede in alcune immagini di Maria Maddalena, in ricordo di una leggenda bizantina, secondo cui la donna si presentò dinanzi all’imperatore Tiberio per testimoniare la resurrezione di Gesù con un uovo tra le mani. Sembra allora che Tiberio l’abbia derisa, asserendo che resuscitare dai morti era probabile quanto la possibilità che l’uovo che aveva con sé diventasse rosso. Prima che finisse di parlare, l’uovo mutò colore.
E ancora di rosso i primi cristiani pitturavano le uova, in memoria del sangue di Cristo.
Nel medioevo si sviluppò e consolidò la tradizione delle uova decorate a Pasqua, da quando nel 1176 l’abate di Saint-Germain-des-Prés offrì a Luigi VII, di ritorno da una crociata, una grande quantità di prodotti provenienti dalla campagna, tra cui uova di gallina che furono dipinte e distribuite tra la gente.
Nei secoli successivi, la tradizione in mano ai nobili si estese a raffinate opere artistiche realizzate in pietre e materiali preziosi, come quando nel XIV secolo, Edoardo I, re d’Inghilterra, commissionò 450 uova coperte e decorate in oro come regalo pasquale.
Fino ad arrivare al 1883, quando l’orafo Peter Carl Fabergé, preparò come dono per la zarina Maria il primo uovo Fabergé, in platino smaltato di bianco contenente un ulteriore uovo, in oro.
E passando dall’oro quale elemento chimico al cacao, oro importato dagli esploratori spagnoli dall’America (si veda in merito Dacci oggi il nostro cioccolato quotidiano), vennero infine prodotte le prime uova di cioccolato. Dapprima piene, divennero poi nel 1875 – per mano di un’azienda dolciaria inglese, la Cadbury – uova di cioccolato pasquali vuote con all’interno una sorpresa.
E così oggi, sulle nostre tavole, regaliamo e consumiamo un cibo simbolo di vita e rinascita che ha percorso 60.000 anni di storia, attraversando culture e religioni differenti.
Buona Pasqua!
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