Obesità & COVID-19

Obesità e COVID-19

Obesità & COVID-19

Una importante analisi è stata da poco pubblicata. Si tratta di una revisione di 75 studi, con complessivamente 399.361 pazienti a cui è stato diagnosticato il COVID.

Interessante capire quali siano i fattori indipendenti che hanno incrementato la probabilità di ammalare.

Sul totali dei malati, l’obesità ha aumentato il rischio di positività del 46%, di ospedalizzazione del 113%, di accesso in terapia intensiva del 74% e di mortalità del 46%.

Numeri in effetti abbastanza impressionanti, considerando che la pandemia da COVID-19 si sta verificando in un momento in cui la prevalenza di individui con sovrappeso/obesità è in aumento globalmente in tutto il mondo. A oggi, nessun paese ha sperimentato una riduzione di tali condizioni.

In più le politiche per mitigare la pandemia hanno creato ulteriori difficoltà in tal senso.  Tutti i paesi hanno ridotto le possibilità di spostamento e le attività produttive non essenziali. E questo ha esasperato una riduzione dell’attività fisica e un cambio nei comportamenti alimentari, aumentando il consumo di cibi conservati e poco nutrienti. Cambiamenti che ovviamente sono a scapito di una generale condizione di salute.

Ma perché l’obesità rappresenta un così forte fattore di rischio?

Perché essere in obesità significa avere altri fattori correlati all’aumentato rischio di COVID-19: ipertensione, dislipidemie, diabete di tipo 2 e patologie croniche epatiche o renali.

Ed essere obesi aumenta il rischio di malattie infettive – influenza, epatiti, infezioni ospedaliere – perché si tratta di fatto di una condizione di continua e cronica infiammazione. Che altera la risposta dei sistemi di difesa, che rispondono così meno prontamente alle aggressioni esterne e  virali.

E potenzialmente anche i vaccini sviluppati per il COVID-19 potrebbero essere meno efficaci nei soggetti obesi proprio per la ridotta efficienza del sistema immunitario.

Inoltre l’obesità presenta complicanze come l’apnea ostruttiva del sonno e disfunzioni respiratorie che aumentano il rischio dell’ipoventilazione associata alla polmonite, all’ipertensione polmonare e allo stress cardiaco.

E nella ipotesi di un ricovero in terapia intensiva, un alto indice di massa corporea rende difficili le manovre di supporto ncome l’intubazione, la ventilazione con maschere e la pronazione, usata per ridurre la tensione addominale e aumentare la capacità del diaframma.

I dati sono evidenti e forti.

La richiesta continua ad essere di salute complessiva: movimento costante e cibo sano.

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