Ma è davvero così importante mangiare verdura e frutta tutti i giorni?
Proviamo a capire.
Intanto lo racconta la nostra storia. L’australopiteco di circa 4 milioni di anni fa, da cui sembriamo discendere, si nutriva di frutta, foglie, steli, per circa due chili di frutta fresca e vegetali al giorno, con un consumo di fibra di circa 200 grammi contro i 20 grammi attuali.
E ancora lo conferma l’epidemiologia, per cui gli abitanti delle zone con al mondo il maggior tasso di sopravvivenza in assenza di malattia raccontano una dieta costituita da verdura e alimenti integrali. Che sia Okinawa in Giappone, Ogliastra in Sardegna, Ikaria in Grecia, gli avventisti di Loma Linda in California o in Costa Rica i discendenti dei Chorotega, si tratta dei più longevi e con una demenza estremamente ridotta.
E in maniera più trasversale, quando si confrontano i più alti consumatori di fibre alimentari con chi ne consuma di meno, si registra una diminuzione del 15-30% della mortalità per tutte le cause e una riduzione dell’incidenza di cardiopatie, ictus, diabete di tipo 2 e cancro del colon-retto. Protezione cardiovascolare grazie ai polifenoli, che se nelle piante proteggono dallo stress dei raggi ultravioletti, in noi umani/umanoidi contribuiscono alla formazione dell’ossido nitrico, molecola che inibisce l’aggregazione piastrinica e che svolge azione anti-trombotica. Protezione dagli agenti cancerogeni, che grazie all’assunzione di fibre transitano più velocemente in intestino e grazie a una produzione – dalla fermentazione della fibra da parte dei batteri – di acidi grassi a catena corta con proprietà anticancerogene.
E se passiamo all’ambito cognitivo e di benessere psichico, altra conferma: è dimostrato che per ogni 100g di verdura consumati in più, il rischio di depressione diminuisce dal 3 al 5%. Probabilmente per variazioni nel microbioma intestinale e una generica riduzione dello stresso ossidativo
In un rapido passaggio poi dalla prevenzione alla cura, l’assunzione di fibra viene proposta come terapia alimentare da abbinare all’impiego di statine per la riduzione della colesterolemia. Sembra infatti in grado di ridurre gli effetti collaterali del farmaco e migliorare così la sua tollerabilità.
In ultimo ancora lo confermano gli investimenti dell’industria alimentare che studia le fibre solubili da incorporare nei prodotti derivati da carni sminuzzate al fine di migliorarne il profilo di salute.
Che dire…I fatti in questo caso sono ostinati e qualunque siano i nostri desideri, le nostre voglie, pigrizie o passioni, non possono alterare l’evidenza.
Buona fibra a tutti!