La vendetta dei prosciutti
Appena pubblicate – 19 nov 2019 – le raccomandazioni sulle linee guida alimentari. Raccomandazioni che suggeriscono che gli adulti continuino a consumare carne rossa e carne trasformata ai livelli attuali di assunzione.
Due sostanzialmente le motivazioni addotte: 1) il rischio di correlazione carne-malattia è stato considerato di scarsa significatività statistica; 2) poco significativi sono risultati i benefici sulla salute dalla riduzione di tali alimenti.
Pubblicazione decisamente controcorrente rispetto alle numerose analisi scientifiche a riguardo e alle politiche internazionali di prevenzione delle malattie croniche che da anni tentano di spingere a un maggiore consumo di alimenti di origine vegetale.
In merito si è espressa anche la Scuola di Salute Pubblica di Harvard, che ha preso posizione esprimendo critiche, perplessità e sostanziale dissenso. Anche sul metodo scientifico utilizzato per l’analisi, che si è basato su cinque lavori di revisione, tre dei quali che confermano però gli effetti negativi della carne.
Indicazioni in evidente contrasto anche con le Linee Guida Dietetiche Americane 2015–2020 che raccomandano di limitare il consumo di carni rosse, incluse le trasformate, a 1 porzione settimanale.
E in contrasto anche con l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), che solo 3 anni fa ha valutato il rischio cancerogeno di carni rosse e trasformate. Le conclusioni sono state pubblicate in una monografia in cui la carne trasformata è stata classificata come CANCEROGENO CERTO per l’uomo (Gruppo 1), con un rischio di sviluppare il tumore del colonretto che aumenta con il consumo: ogni 50g di porzione di carne trasformata mangiati quotidianamente aumentano il rischio di tale tumore del 18%. E in cui le carni rosse fresche sono state classificate come PROBABILE cancerogeno. Dalla scienza alla tavola, la traduzione spiccia delle indicazioni IARC implicava di ridurre/evitare il più possibile pancetta, prosciutto, wurstel, salsicce, e di consumare con moderazione bistecche e arrosti.
Difficile a questo punto trovare una quadra e una linea di indirizzo da seguire.
Nel dubbio, la numerosità degli studi porta comunque a far pendere l’ago della bilancia verso il consumo moderato di carni, soprattutto trasformate.
E così, se fino a 15 giorni fa la partita di salute tra alimenti vegetali e affettati si sarebbe chiusa con un netto e clamoroso 7 a zero a favore dei primi, quest’ultima pubblicazione sposta il risultato a un più modesto 2 a zero. Per ora. Partita decisamente non ancora conclusa.
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