Il tiro alla fune dei telomeri
Esiste un linguaggio biochimico universale in ogni essere vivente: il DNA
DNA che si credeva raccontasse esattamente il nostro destino e che oggi sappiamo essere invece l’incipit ma non l’intera sinfonia.
DNA che ci vede coinvolti attivamente nel tutelarlo alla ricerca di una vita sana.
E allora capiamo come mantenerlo integro comprendendo come dall’embrione, poco per volta il materiale genetico si duplica per creare un individuo, con esiti in effetti vari.
La doppia elica del DNA, quando si srotola e si separa in modo che l’informazione in essa contenuta venga copiata, non si replica mai completamente e ad ogni ciclo di duplicazione il materiale genetico si accorcia, perdendo la parte terminale. Sarebbe comprensibilmente molto grave se non esistessero i telomeri, delle sequenze di basi che non contengono alcuna informazione, così da non creare danni anche se progressivamente accorciate.
Le cellule più giovani riescono a tutelare la lunghezza dei telomeri grazie a specifici enzimi, le telomerasi, che aggiungono parti di DNA terminale. Ma con il passare del tempo, le telomerasi diventano meno efficienti e i telomeri passano da circa 15.000 paia di basi a solo 4.000.
Inizia così a mancare la protezione al DNA che inizia a subire danni: invecchiamento, malattia e morte.
E’ quindi facile capire come la lunghezza dei telomeri, e ancora di più la lentezza con cui si accorciano, siano indicatori della nostra età biologica.
Ci tocca assistere da spettatori passivi? Non proprio, perché i telomeri si accorciano più rapidamente in condizioni di stress ossidativo e di infiammazione. I radicali liberi sono infatti in grado di attaccare direttamente le parti terminali del DNA danneggiandole e indirettamente le telomerasi, con effetto sinergico di accorciamento e invecchiamento.
E così si osservano correlazioni tra malattie croniche e telomeri più brevi, dal Parkinson al diabete di tipo I e II.
Se l’infiammazione e lo stress ossidativo accorciano, come in tutte le storie che si rispettano, anche in questa esistono i buoni, che prendono il nome di polifenoli.
Composti chimici vegetali – resveratrolo, curcumina, quercetina, catechine – di cui alcune piante sono più ricche: mele, pere, ciliegie, frutti di bosco, peperoni, carote, te, caffè, olio di oliva spremuto a freddo, aglio, cipolle… che agiscono da potenti antiossidanti offrendo maggior stabilità alle telomerasi e maggior lunghezza dei telomeri.
Quindi…se è vero che invecchiando tutto si accorcia…è anche vero che il processo può essere rallentato con un elisir di lunga vita non così difficile da reperire: filosofali coppe di frutta e verdura.