Il lato oscuro della dieta sana
Una corretta alimentazione e una dieta equilibrata sono essenziali per il mantenimento della salute fisica e mentale. Vero. Algoritmo ineccepibile.
Esiste però la possibilità che cali su tutto l’ombra del lato oscuro – cit Yoda.
E così il mangiare sano può diventare la ricerca maniacale del troppo sano, dell’assolutamente biologico, dell’ipocalorico, del non contaminato, del non animale, traslando da un atteggiamento di cura a uno di ossessione: grassi e zuccheri? Mai, nemmeno a Natale e poi senza latte, formaggio, cibo confezionato, e anche senza verdure, se non si può risalire al metodo di coltivazione e raccolta.
La dieta diventa la cartina tornasole per decidere dello stato di salute, secondo un comportamento che prende il nome di ortoressia, o nella sua forma estrema di ortoressia nervosa: fissazione sulla qualità nutrizionale del cibo, consumo restrittivo nonostante controindicazioni e conseguenze mediche, interferenze con la vita sociale e le relazioni.
In alcuni casi il motivo scatenante è il controllo del peso, più spesso la salute. E così si iniziano a seguire diete varie che nel corso del tempo diventano sempre più rigide e restrittive, fino a indurre a saltare i pasti pur di non rovinarsi con cibo non puro.
Mangiare alimenti classificati come malsani determina sentimenti di colpa, paura di ammalarsi, e comportamenti di auto-punizione, come seguire una dieta ancora più restrittiva.
E dal momento che l’ortoressia provoca isolamento sociale, spesso si accompagna al tentativo di convincere gli altri a seguire il medesimo rigore.
Ovviamente, data l’incidenza di sovrappeso e obesità in aumento, l’ortoressia riguarda una quota minoritaria della popolazione e i più non si identificheranno in tale categoria.
Ed è altrettanto ovvio che dovendo scegliere un compagno di cena, è più gradevole pensare a chi ama il cibo e la sua morbida cultura mediterranea, rispetto a chi ne è ossessionato. Ma – a parte l’ovvio – è importante capirne la gravità.
A oggi gli studi sull’argomento sono ancora pochi per tentare sintesi utili e serie. E trattandosi di un disturbo alimentare, per quanto non ancora inserito nel DSM-5, manuale di diagnostica dei disturbi mentali, rimane di pertinenza medica.
Ma è dato di fatto che si tratti di un disturbo molto pericoloso, perché silenzioso e mascherato dietro la ricerca di uno stile di vita sano.
Può essere quindi occasione per ricordare che le abitudini sane devono poggiare sulla comprensione e conoscenza della fisiologia umana: un meraviglioso sistema intriso di complessità ed efficienza, che dipende da innumerevoli fattori e non relega il suo benessere a un unico detentore.
Non possiamo non dormire ad esempio. Ma sono sufficienti 7-8 ore.
Non possiamo stare immobili. Ma non serve diventare atleti.
Abbiamo bisogno di cibo sano e moderato. Ma senza essere magrissimi o selezionatori seriali.
La consapevolezza di tale efficienza dovrebbe indurci da un lato a preservarla e dall’altro a farlo con serenità.
Buon cibo!