Elisir di lunga vita: restrizione calorica o digiuno?
Ardua sentenza direbbe qualcuno. Ma non volendo rimandarla ai posteri, proviamo a darne conto con una pubblicazione uscita da pochi giorni sulle due proposte nutrizionali – restrizione calorica e digiuno intermittente – più legate alle strategie anti-invecchiamento.
Con il termine restrizione calorica si intende una diminuzione dell’introito alimentare dal 10 al 30% rispetto a quanto considerato ottimale. Schema di riduzione che per la prima volta già nel 1935 è stato correlato nei topi a un aumento della longevità. Dagli anni ’90 è poi diventato un modello per gli studi anti-aging anche sugli esseri umani, fino a essere riconosciuto come la migliore strategia nutrizionale anti-invecchiamento.
I precisi meccanismi con cui la restrizione calorica è in grado di modulare le malattie dell’età adulta, come aterosclerosi, diabete, obesità, cancro, estendendo così la durata di vita media e massima, rimangono da chiarire. È dimostrato per ora il suo coinvolgimento nell’autofagia, processo che mantiene un corretto bilanciamento tra le cellule sane e quelle malate. Così come è dimostrata la sua azione antiossidante e di riduzione delle principali molecole infiammatorie. O ancora, è ormai documentato che mangiare un pò meno del necessario induce un moderato livello di stress che stimola una più alta produzione di geni determinanti la longevità.
Oltre che sul mangiare meno, negli ultimi anni le ricerche anti-invecchiamento si sono focalizzate sul non mangiare nulla. Il digiuno appunto. Circoscritto però nel tempo. Da cui la precisazione a digiuno intermittente, in cui i periodi di nutrizione si alternano a quelli di digiuno (si veda in merito Digiuno quotidiano di 12-16 ore. Perché e per chi). Contraddicendo così alle indicazioni dei 5 pasti al giorno, recenti ricerche hanno dimostrato che una ridotta frequenza dei pasti (2-3 pasti/giorno) e periodi di digiuno regolari possono ridurre l’infiammazione, aumentare i meccanismi di autofagia e di resistenza allo stress, e modulare positivamente il microbiota intestinale. Una sorta di complessivo resettaggio metabolico.
Che sia quindi poco in termini di quantità o di frequenza dei pasti, la sintesi sembra essere che siamo fatti per la moderazione. Forse addirittura per qualcosa meno.