Djokovic – Berrettini: diete a confronto
Finale di Wimbledon: Djokovic – Berrettini
1.88 m, 77kg, 34 anni contro 1.96m, 95kg, 25 anni.
8 cm, 18kg, 9 anni di differenza.
E diete diversissime.
Il tennista serbo, cresciuto mangiando carne tre volte al giorno, dichiara da diversi anni una alimentazione prettamente vegetale.
Con eliminazione di glutine e latticini.
Inizio di giornata con acqua – rigorosamente tiepida – e limone. Centrifugati di verdure & frutta nella mattinata. Poi nuovo verdure abbondanti ai pasti, accompagnate da riso integrale, quinoa, miglio.
Negli anni Djokovic ha citato anche il miele di Manuka come parte integrante del suo stile alimentare. Miele prodotto dal nettare dei fiori dell’albero di Manuka, tipico della Nuova Zelanda e di alcune zone dell’Australia. Incredibile pianta pioniera in grado di insediarsi per prima nelle aree deforestate, ha avuto numerosi impieghi a scopi terapeutici sin dai tempi dei Maori, poi tramandati ai coloni inglesi. Miele oggetto di studi e analisi, che ne hanno via via confermato le proprietà antibatteriche.
Djokovic bandisce la caffeina dalla sua quotidianità, ad eccezione delle barrette energetiche prima delle partite. Pratica corretta, perché il fegato si adatta al consumo della caffeina, metabolizzandola sempre più velocemente e rendendo così inefficace il suo impiego ai fini del miglioramento della performance. In generale, agli sportivi si consiglia infatti di evitare l’assunzione di caffè nei 7-15 giorni pre-competizione.
Riferisce inoltre di seguire la pratica del digiuno intermittente, per cui il consumo di cibo si concentra in 8 ore al giorno, con 16 di digiuno. Strategia già confermata in ambito di salute, vede il suo impiego diffondersi anche nel mondo sportivo. Avendo ovviamente cura che gli apporti dei macronutrienti e calorici siano garantiti nella giornata.
Meno informazioni sulla dieta di Berrettini: quasi completamente astemio, poco appassionato di cibo spazzatura, dichiara di cibarsi di cucina onnivora, a base di pasta, pizza (per i recuperi) riso, pollo e più occasionalmente hamburger, che racconta di consumare dopo una sconfitta.
Banana durante le partite, forse in memoria di Chang, creatore del mito banana-performance, che a soli 17anni sconfisse agli ottavi di finale del Roland Garros del 1989 il numero uno al mondo Ivan Lendl. Vinse destabilizzando il suo avversario, perdendo tempo, lamentando infortuni, battendo dal basso e rispondendo alla battuta da centro campo. E mangiando banane.
E da allora, banane per Federer, Nadal, Murray, Simon, Keys, Šarapova, Marcos Rojo all’Europa League, Peter Siddle nel cricket. Insomma, i campioni mangiano banane. Ed il dato è particolarmente curioso, perché non esiste alcun supporto scientifico per il loro utilizzo in campo. Contenuto zuccherino basso, velocità di assorbimento lenta, fibre inutili. Ma tant’è. I dati si inchinano alla pratica vincente.
Quindi incredibile finale tra atleti con stili alimentari completamente differenti.
Evviva le differenze!