Digiuniamo?

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Digiuniamo?

La pratica del digiuno affonda le sue radici nella storia dell’uomo.

Digiunavano i Fenici, gli Assiri, i Babilonesi.

Digiunavo gli Egizi, che si astenevano dal cibo durante i culti funerari di Iside e Osiride e per almeno tre giorni al mese per conservare una condizione di buona salute.

Digiunavano i Greci prima della consultazione degli oracoli e per celebrare le divinità.

Digiunavano i grandi filosofi – Pitagora, Socrate, Platone – per una maggiore lucidità mentale.

E Ippocrate, padre della medicina moderna, prescriveva il digiuno come pratica terapeutica: sconsigliava di mangiare durante la malattia, per non alimentare la malattia stessa.

E poi nell’Ottocento iniziarono gli studi scientifici su animali, e così  Chossac testò il digiuno sui colombi, osservando come le perdite dei tessuti fossero inversamente proporzionali all’importanza del tessuto per la sopravvivenza dell’organismo, per cui i tessuti vitali venivano conservati praticamente indenni.

E da qualche anno si mette il digiuno al vaglio della nostra scienza.

Si tratta di una pratica sana? Rallenta il metabolismo? Altera il profilo ormonale?

Una risposta è arrivata pochi giorni da una pubblicazione su JAMA – una delle riviste scientifiche internazionali più autorevoli .

Si tratta del primo studio che analizza la relazione tra la pratica del digiuno e diverse variabili di salute su soggetti in sovrappeso ed obesi.

Diversi gli schemi di digiuno inclusi nella revisione:

  • a giorni alterni, per cui un giorno di digiuno si alterna a una giornata in cui si mangia a piacere;
  • digiuno alternato modificato (MADF) – in cui si mangia liberamente per -4 giorni a settimana e poi per 3-5 giorni si consumano al massimo 600kcal al giorno;
  • schema 5:2 con 2 giorni di digiuno a settimana;
  • digiuno intermittente, con 12 ore al giorno di digiuno.

I risultati confermano il beneficio del digiuno sul calo peso (dal 2 al 10%), con perdite maggiori per lo schema 5:2 e per il digiuno intermittente. E con benefici più significativi nei primi sei mesi di pratica, per poi assestarsi a seguito di un verosimile adattamento metabolico.

Al di là del peso, riscontri molto interessanti sui parametri di salute: diminuzione del colesterolo totale, del colesterolo ldl, dei trigliceridi, della glicemia, dell’insulino-resistenza e della pressione arteriosa – sia massima che minima.

Il limite, al momento, è che gli studi sono stati condotti su soggetti in sovrappeso/obesi SANI. Non su patologie specifiche.

La conclusione degli autori è di un promettente impiego di questo schema in malattie come il diabete, la steatosi epatica (fegato grasso), le cardiopatie e i tumori.

Insomma digiunare sembra più che sano. Ovviamente secondo gli schemi previsti.

Procedere a oltranza non porta a benefici maggiori.  Se non a un veloce calo demografico. Che potrebbe comunque essere interessante.

Buona astinenza!