Cosa vuol dire essere sano?

La flessibilità del sano

Cosa vuol dire essere sano?

Banalmente verrebbe da dire che è sano chi non è malato.

Ma il banale non esaurisce il concetto e così nel 1948 l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come non semplice assenza di malattia ma stato di completo benessere fisico, psichico e sociale.

E poi 40 anni dopo, nella Carta di Ottawa – 1986 – si legge che la promozione della salute è il processo che consente alle persone di acquisire un maggior controllo della propria salute e di migliorarla.

Concetto ampio quindi. Che in fisiologia si declina meravigliosamente nella flessibilità fenotipica.

Abbiamo già visto come il DNA possa avere espressioni differenti in base all’alimentazione (Siamo i nostri geni? Chiediamolo all’ape regina). Ape regina e ape operaia hanno lo stesso DNA, ma la prima è grande il doppio dell’altra e vive 10-20 volte di più: la prima è nutrita a pappa reale. La seconda no. Stesso DNA, fenotipi diversi. Destini diversi.

Ma l’ambiente può entrare ancora più violentemente nella vita di un soggetto. Prendiamo i coccodrilli e le tartarughe. Nelle tartarughe le temperature al di sotto dei 28-28.5 °C danno origine a maschi; temperature al di sopra dei 29-29.5 °C a femmine. Nei coccodrilli e nelle lucertole il discorso si inverte: a temperature basse nascono femmine, a temperature maggiori maschi.

La temperatura agisce sull’aromatasi, enzima che converte androgeni in estrogeni e che nell’embrione differenzia tra maschi e femmine. Un fattore ambientale decide il sesso del nascituro. O meglio, il futuro animale è così flessibile da adattarsi all’ambiente e modificare l’espressione del proprio DNA. Flessibilità fenotipica.

O ancora, la temperatura esterna induce modifiche a livello cerebrale: in alcune lucertole passare  da 16°C a 36°C determina una variazione nelle membrane cellulari dell’ipotalamo, che aumentano la proporzione di fosfolipidi con più alti punti di fusione. Adattamento all’ambiente. Con modifiche reversibili: il ritorno a temperature più basse alterna nuovamente la composizione cerebrale. Flessibilità fenotipica.

Arrivando a noi bipedi…si inizia da qualche anno a ragionare sulla flessibilità fenotipica come fattore chiave per la salute umana.

E di conseguenza sulla possibilità che molte malattie croniche derivino da una alterazione o da una perdita di tale flessibilità.

Un esempio chiave è lo sviluppo del diabete di tipo 2 con una alterata risposta della secrezione di insulina. Quando mangiamo carboidrati aumenta la glicemia e il pancreas, per evitare che si crei una situazione di iperglicemia, sposta lo zucchero circolante nelle cellule. Meraviglioso meccanismo di flessibilità a tutela della salute.

Quando però lo zucchero circolante è costantemente alto, viene prodotta sempre più insulina fino a quando le cellule produttrici si esauriscono: iperglicemia, iperinsulinemia, diabete. Cioè perdita IRREVERSIBILE della flessibilità fenotipica.

Come evitarlo?

Stimolando la flessibilità:

– con il movimento che utilizza lo zucchero per la contrazione muscolare;

– con il digiuno di 16 ore al giorno;

– con un rigenerante sonno notturno;

– con la riduzione in generale di un consumo eccessivo di cibo.

Quindi…Buona flessibilità!

 

Photo courtesy of Gratisography