Caffè: alleato o nemico dell’emicrania?
Mal di testa con attacchi ricorrenti, tipicamente da un solo lato, che durano da 4 a 72 ore, con sintomi che includono insofferenza alla luce e ai rumori, nausea e vomito.
Diversi sono i fattori considerati scatenanti: lo stress, la stanchezza, il digiuno, gli stimoli uditivi, visivi, olfattivi, i fattori ormonali, il sonno e l’alcol. E poi alcuni alimenti, come il cioccolato, il vino rosso, la frutta a guscio, i formaggi, gli agrumi, le carni lavorate, il glutammato monosodico e l’aspartame. E il caffè, che risulta un fattore scatenante dal 6% al 14% dei casi. Il meccanismo di azione potrebbe essere la perdita urinaria di magnesio che induce, alterando la trasmissione nervosa e innescando così l’emicrania. Nessuna associazione però a bassi dosaggi: solo tre o più porzioni di caffè al giorno sono state collegate con maggiori probabilità di mal di testa. Chi soffre di emicrania può quindi consumare fino a 200 mg di caffeina senza rischio di attacchi aumentati.
Troppa caffeina quindi no, ma neanche troppo poca. Infatti anche una sua brusca riduzione può agire da effetto scatenante: così almeno evidenziato in pazienti con un elevato consumo di caffè nei giorni lavorativi, che nel weekend riducevano tale assunzione e registravano un aumento della frequenza degli attacchi di emicrania. Una sorta di crisi di astinenza.
I lavori scientifici si schierano, e a fianco di studi che raccontano un ruolo causale della caffeina nell’insorgenza dell’emicrania, altrettanti descrivono invece un suo effetto terapeutico. La caffeina si lega infatti agli stessi recettori dell’adenosina, i cui livelli aumentano durante gli attacchi di emicrania, riducendo quindi la sua azione e diventando così efficace nel trattamento del dolore.
Inoltre, i malati di emicrania sembrano soffrire di un rallentamento dello svuotamento gastrico non solo durante, ma anche al di fuori degli attacchi di mal di testa acuti. Questa riduzione della funzionalità dello stomaco rallenta il passaggio in intestino di eventuali farmaci antidolorifici, rallentandone l’assorbimento e quindi l’azione antidolorifica. Poiché la caffeina agisce aumentando la motilità gastrica può contribuire alla efficacia terapeutica se combinata con analgesici.
II caffè rimane pertanto un alimento sano e dopo ben 74 anni di studi e revisioni, nessuno può contraddire Eduardo De Filippo che in Questi fantasmi del 1954 racconta di poter rinunciare a tutto tranne che a questa tazzina di caffè presa sul terrazzino con nu poco de sole.
Reiterando il piacere anche 2-3 volte al giorno.
Riverisco!
Dettagli in: The Ambiguous Role of Caffeine in Migraine Headache: From Trigger to Treatment, Nutrients 2020,