Bentornati a scuola!
In un anno e mezzo di pandemia circa la metà degli studenti del mondo ha vissuto la chiusura totale o parziale delle scuole.
Tralasciando i disagi sociali e relazionali, i dati pubblicati dall’UNESCO descrivono un quadro preoccupante anche nell’apprendimento. Prioritario quindi recuperare, per evitare una catastrofe generazionale. Questi i toni forti e perentori pubblicati nell’Education: From disruption to recovery.
Fortunatamente in Italia la scuola riparte in presenza.
E nel pensare a una ripartenza, mi piace immaginare una scuola capace di creare curiosità. Di far percepire la meraviglia dell’indagare, del comprendere, e poi del re-inventare.
Identificando nella curiosità la chiave per un apprendimento che dura tutta la vita.
Partendo dalle basi, fogli e penne per scrivere. E cervelli per ascoltare, recepire e rielaborare.
E per essere attivi a livello cerebrale, 60 minuti di movimento prima di iniziare.
Non per prevenire l’obesità o il sovrappeso. Non per arginare il peso in eccesso, ma per un organo che sta ben sopra la pancia. Che conta più del giro vita. Il cervello e l’attivazione delle sue sinapsi.
E allora 60 minuti di camminata veloce, di pallavolo, di calcio, di tiro alla fune o al piccione (solo per citare discipline che una volta facevano parte delle Olimpiadi).
Torniamo alla teoria cerebrocentrica di Erofilo, fisico e filoso greco del 300 aC, per cui il cervello era il centro del corpo: da lì infatti partono i neuroni motori che impartiscono i comandi del movimento e lì arrivano i neuroni di senso che recuperano informazioni dell’ambiente esterno.
Il movimento implica il lavoro del cervello, che così aumenta di volume e viene modellato. Molto meglio averlo grosso, raccontavamo in precedente post.
E se i 60 minuti sono trascorsi camminando intorno alla scuola, si suggerisca di farlo con un sacchetto di plastica e guanti. Perché la città è la casa degli studenti. E non si lascia sporco in casa. Così si ripulisce quello che altri non sono stati educati a fare. A cascata impareranno anche loro.
Poi in aula ovviamente, per imparare che sono più importanti le domande delle risposte. Che non esiste una risposta perfetta, ma solo passibile di un eventuale altro miglioramento. Nulla sta fermo.
Neanche gli alunni, che cambiano banco ogni giorno, per la curiosità di conoscere tutti i compagni e non solo i più simili.
E un rubinetto per bere. Perchè siamo fatti al 70% di acqua, cervello incluso. Non bottigliette di plastica, perché per essere sani, non si può danneggiare il pianeta intasandolo di bottiglie. Facciamo i conti. Aritmetica di base. 1 bottiglietta di acqua al giorno. Per 200 giorni di scuola. Per 8.3 milioni di studenti in Italia. Risultato: 1 miliardo e 660milioni di bottigliette di plastica. Forse meglio il rubinetto. Aritmetica di base ma consapevole.
E poi spuntino, per mangiare insieme. Frutta disidratata, frutta secca, frutta fresca, pane olio & sale, pane & marmellata, pane & miele, cioccolato. Cibo sano per menti sane. Niente macchinette con alimenti e bevande spazzatura. È una forma di cura, non di punizione.
Ancora un po’ di movimento, perché non si è fatti per stare seduti tutta la mattina. 5 volte di corsa il corridoio. E poi di nuovo in classe per altri confronti e stimoli.
Ovviamente abbastanza facile cimentarsi con la teoria.
Ma la teoria serve a stimolare chi ha poi il potere della pratica.
Quindi, buona curiosa ripresa!