Stress termico & ghiaccio

Stress termico & ghiaccio

Durante l’attività fisica in ambienti caldi si può andare incontro a uno stress termico quando il tasso di produzione di calore dal corpo è maggiore del tasso di perdita. Aumenta la temperatura corporea, con ripercussioni negative  sulla riuscita dell’esercizio stesso. Si genera cioè un senso di fatica dovuto a meccanismi diversi che includono un riempimento ventricolare compromesso; una maggiore perdita di liquidi corporei; una maggiore distribuzione del flusso sanguigno alla pelle, con limitazione dell’erogazione di substrati ai muscoli locomotori. Un aumento della temperatura a livello del cervello comporta affaticamenti nel sistema nervoso centrale, che hanno come risultante un aumento dello sforzo percepito durante l’esercizio.

È evidente quindi come si testino e si studino diverse  tecniche di raffreddamento per alleviare gli effetti dannosi dello stress termico. Tecniche che prevedono metodi di raffreddamento esterni (immersione in acqua fredda) e interni (ingestione di ghiaccio tritato) nel pre-workout.

Per valutare se sia più efficace l’immersione in acqua fredda o l’ingestione di ghiaccio nel pre-attività in ambiente caldo, è stata di recente effettuata un’analisi su 22 studi pubblicati sull’argomento.

E’ emerso che l’immersione in acqua fredda dissipa più calore riducendo la temperatura sia  interna che a livello cutaneo. Inoltre, attenua la perdita di sudore di tutto il corpo e migliora la stabilità cardiovascolare correlata allo stress termico. Complessivamente l’immersione in acqua fredda  prima dell’esercizio migliora le prestazioni a temperature calde, mentre l’ingestione di ghiaccio non ha effetto sulle singole variabili considerate né sulla prestazione nel suo complesso.

Quindi a oggi: immersione si, ingestione no!

Per approfondire: Hui C. Choo, Kazunori Nosaka, Jeremiah J. Peiffer, Mohammed Ihsan & Chris R. Abbiss (2018) Ergogenic effects of precooling with cold water immersion and ice ingestion: A meta-analysis, European Journal of Sport Science, 18:2,170-181, DOI: 10.1080/17461391.2017.1405077