Dieta zona. Strategia utile in gara?

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Dieta zona. Strategia utile in gara?

Altra dieta altro giro.

Dalla chetogenica alla dieta Zona: come in un precedente post abbiamo valutato il significato della chetogenica, utile in allenamento, ma non in competizione (v post Dieta chetogenica: strategia utile in gara?), così proviamo a schematizzare in maniera simile il razionale dell’impiego della dieta zona.

Si tratta di una dieta ideata negli Stati Uniti dal biochimico Barry Sears, che vanta come obiettivo quello di tenere in “zona” di equilibro la produzione di insulina, così da ottenere vantaggi sulla gestione del grasso corporeo e sul complessivo stato di salute. Il metodo propone il bilanciamento energetico tra i macronutrienti secondo il rapporto 40% carboidrati, 30% proteine, 30% grassi, difendendo l’uso parsimonioso di cereali e amidi.  Il rapporto proteine: carboidrati è di 0.75, con 3g di proteine ogni 4 g di carboidrati.

Di pubblicato esiste poco. Uno studio nel 1999 correla la dieta zona in maniera negativa con la performance atletica, definendola uno schema nutrizionale + ergolitico che ergogenico, cioè con cui la performance peggiora.

Nel 2002, altro lavoro che testa 1 settimana di zona in un allenamento di endurance e i risultati sono nuovamente negativi.

Nel 2003 l’American College of Nutrition pubblica una revisione di sintesi, con una netta stroncatura su i principali claims della zona.

CALO PESO: la perdita di peso è attribuita a una ridotta assunzione calorica e non al rapporto 30%proteine:40%carboidrati.

RIDUZIONE DELLA RISPOSTA INSULINICA: non vi è alcuna prova che un rapporto di 0,75 proteine ​​/ carboidrati (40/30/30) riduca la risposta insulinica rispetto alle tradizionali indicazioni dietetiche.

Dal 2017 i dati diventano + interessanti: abbandonando lo stress sul rapporto 40:30:30 che non ha trovato nel tempo conferme scientifiche, la zona acquisisce studi di conferma con una strategia di carico proteico e di impiego di alimenti arricchiti con  omega 3.In tal senso con risposte positive sulla riduzione della resistenza insulinica.

In attesa quindi del restyling a nome zona, il vecchio schema, focalizzato sul rapporto 40:30:30 non  trova per me un razionale per proporlo in allenamento. E ancor meno in gara.